“Ricordo sempre il tenero Giancarlo Torresani oscuro oggetto di frizzi, lazzi e trastulli vari da parte dei compagni di camerata ed in particolare di Wachtler e del sottoscritto.
Al poligono di tiro di Aosta, dopo una esercitazione a fuoco, Giancarlo fu liberato da Wachtler, nudo come mamma lo fece, nel bosco circostante. Fu inseguito poi dallo stesso Wachtler con macchina fotografica dotata di potente zoom e da altri arrapati fotografi, che volevano ritrarlo in pose audaci per poter poi aggiornare le sue ammiratrici con documenti inconfutabili.
Il fauno Giancarlo covò sorda vendetta per lunghe e tormentate notti finchè un giorno, non ricordo bene quando, decise di farsi sommaria giustizia menando un fendente sulla crapa dell’oriundo di Germania ( Carlo Wachtler).
Il brando ( ma cosa andate pensando: intendo il polso del braccio destro non quel “coso” che voi malignamente immaginate) si frantumò in più punti mentre la suddetta crapa non riportò la benchè minima escoriazione.
Ritrovai Giancarlo al Car di Cuneo con ben due mesi da recuperare. Lì ebbe modo di distinguersi per altre gustose avventure (redarguito duramente dal Capitano d’ispezione perchè impegnato a dislocare un nido di MG sul tetto della mensa, per rispettare, al suo primo turno di Ufficiale di Picchetto, le consegne da me passate in modo falso e tendenzioso. Impantanato in un fosso sperduto nei campi, con la divisa da Ufficiale di Picchetto, sbronzo e delirante d’amore.)
Solo con due mesi di ritardo potè tornare alla magione e riallacciare i nodi con le sue spasimanti e riproporre loro il nerboruto brando. (Ma cosa andate pensando: intendo il fungo atomico che madre natura ci donò, non il polso del braccio
destro come voi ingenuamente pensate.)
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